Il patrimonio Archeologico, sia naturale che culturale, o se vogliamo, sia materiale che immateriale, è nostra eredità comune, il nostro capitale inalienabile.
Tutela locale del patrimonio artistico
Questo patrimonio, qualunque sia la sua forma, appartiene, al di là della semplice proprietà privata, all’intera comunità. Certo gli elementi più spettacolari o quelli scientificamente più importanti dipendono dalla comunità nazionale o regionale (i monumenti, i musei, etc.) oppure internazionale (il patrimonio mondiale dell’Unesco), ma è soprattutto la comunità locale, definita dal suo territorio di appartenenza, che è moralmente e culturalmente proprietaria della totalità del suo patrimonio e responsabile della sua tutela, della sua trasmissione e del suo rinnovamento, utilizzando tutte le informazioni disponibili e consentendo una ricostruzione, interpretazione, conservazione e divulgazione diffusa per le generazioni future (OUT – Outstanding Universal Value, 1972 ICOMOS Convention). Il prendersene cura significa non solo conservarlo ma anche saperlo utilizzare, per l’oggi e per il futuro in modo da aumentarne il valore anziché logorarlo.
Diffusione anche al di fuori della comunità locale
La necessità di trovare strumenti che consentano la massima diffusione anche al di fuori della comunità locale è una delle sfide chiave dei nostri tempi, sfida che può essere accolta se e solo se ci si convinca dell’opportunità di utilizzare nuove forme di digitalizzazione evolute, che rappresentano il futuro per tutto ciò che concerne la conservazione del nostro passato. Soluzioni queste che richiedono sempre un enorme sforzo per una ricollocazione strategica della cultura nella società e un’ottimizzazione delle conoscenze e delle risorse. La partecipazione, la conservazione ed il legame stretto col territorio possono consentire la valorizzazione del patrimonio stesso, sia nel luogo dove esso risiede, sia per l’intera comunità mondiale.
Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT)
Il moderno sviluppo dell’Informatica e delle nuove tecnologie per la documentazione e della comunicazione ci aprono nuovi scenari in questo ambito. Le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione o comunemente dette ICT (acronimo di Information and Communications Technology) sono l’insieme dei metodi e delle tecniche utilizzate nella trasmissione, ricezione ed elaborazione di dati e informazioni (tecnologie digitali comprese).
Oggigiorno, l’utilizzo delle ICT per la rappresentazione digitale dei Beni Culturali (CH) sotto ogni forma, costituiscono, nel panorama internazionale, una consolidata “buona pratica” verso una completa diffusione e valorizzazione del patrimonio. Questo è vero, soprattutto, per l’archeologia, in quanto la complessità e le limitazioni (geografiche, morfologiche ed economiche) dei siti rendono inevitabile l’uso di nuovi media.
Date le numerose difficoltà che impediscono la diffusione di antichi artefatti al grande pubblico, la scelta della corretta tecnologia dovrebbe essere correlata ai contenuti mostrati, perseguendo l’obiettivo di migliorare la conservazione, conoscenza, diffusione e fruizione del patrimonio archeologico.
Due tipi di utenti possono trarre vantaggio da questo approccio:
- i primi sono gli addetti ai lavori, come archeologi, esperti e conservatori, questi hanno accesso a tecniche di acquisizione innovative che consentono una raccolta dati rapida e a basso costo;
- i secondi sono i visitatori, che possono sfruttare le potenzialità di nuovi modi di comunicare per migliorare le loro conoscenze.
Questi ultimi, al giorno d’oggi, sono ancor di più orientati alla tecnologia e c’è la necessità di fornire soluzioni “immersive” e multimediali per migliorare la loro esperienza, consapevoli che l’evoluzione culturale di una popolazione va con la capacità di rendere la cultura accessibile, tangibile, comunicativa ed eccitante.
Attività scientifica di Divulgazione
Per il 2020 abbiamo deciso di puntare maggiormente sull’attività scientifica riguardante la divulgazione delle informazioni storiche archeologiche contenute nelle strutture del sito. La nostra idea guida è quella di costruire uno strumento informatico per la visualizzazione delle informazioni descrittive in formato testuale, sonoro (per i non vedenti) e grafico.
Tali informazioni saranno organizzate in opportuni “repository” in cui sarà possibile associare i vari tematismi ad applicazioni mirate di realtà aumentata che potranno essere dedicate alle diverse tipologie di utenze: turismo, studio, monitoraggio conservativo della struttura.
Nelle utenze turistiche si cercherà anche di creare un percorso per persone che abbiano problemi di mobilità o per non vedenti. Per tali percorsi si cercherà di mettere a punto dei modelli in stampa 3D che riproducano in modo fedele il manufatto sia nelle sue forme geometriche sia nelle sue composizioni materiche permettendo in questo modo anche al turista che abbia una mobilità ridotta di poter vivere appieno la bellezza del sito archeologico.
Fattori di rischio dei siti archeologici
Del resto, in generale, la fruibilità di aree archeologiche è sempre problematica e rappresenta non raramente un fattore di rischio anche per persone che siano fisicamente normodotate. I siti archeologici per la loro natura in genere sono luoghi dove, durante le visite, possono accadere incidenti di qualsiasi genere: il sito archeologico di Umm al Rasas non si sottrae a questo rischio in quanto l’ottanta per cento dell’area è ancora costituita da un numero elevato di crolli e cisterne non segnalate.
Plastico planimetrico
Come detto in precedenza, per i non vedenti, è prevista nel prossimo futuro l’organizzazione di stampe tridimensionali con sensori elettronici tattili immersi nel modello, che al loro contatto possano far partire riproduttori fonici che descrivano in diverse lingue l’elemento toccato.
Questo particolare percorso potremmo immaginarlo composto da un grande Plastico Planimetrico ricavato dal modello 3D e ottenuto da un volo a bassa quota di un drone. Accanto a questo plastico saranno messi alcuni modelli maggiormente descrittivi dell’intera area monumentale che potremmo considerare come una sorta zoom tematico dove il visitatore potrà esplorare con maggiore dettaglio alcuni elementi architettonici ed artistici come i mosaici delle singole chiese.
Sviluppo di Applicazioni Web e Prodotti 3D
Partendo da un’esperienza pilota che si svolgerà all’interno del museo del centro visite di Umm al Rasas, il progetto si baserà sullo sviluppo di Applicazioni Web (App) e installazioni multimediali che mettano al centro l’utente, inteso contemporaneamente come fruitore e creatore di contenuti che nascano dalla propria esperienza di visita e percezione dello spazio museale in locale e in remoto, anche attraverso metodologie e canali di comunicazione particolarmente familiari a un pubblico giovane.
Il progetto vuole fondare la sua efficacia comunicativa sul più ampio coinvolgimento sensoriale attraverso installazioni e Prodotti 3D, immagini ad alta definizione, contenuti multimediali da visualizzare su “devices” mobili dell’utente e su “devices” remoti. L’aspetto innovativo del progetto sta nell’ampliare l’offerta di visita al patrimonio archeologico “invisibile”.
Oggigiorno, il crescente uso di smartphones e tablet ha cambiato il modo in cui le persone interagiscono con lo spazio che li circonda. Il progetto permette all’utente di esplorare lo spazio grazie alle tecnologie che sono disseminate in esso.
Concetto di Senseable Space
Il comune denominatore del progetto è il concetto di Senseable Space (Spazio Sensibile), un termine coniato per definire un nuovo scenario di spazio in cui all’utente vengono forniti servizi contestuali creando uno scambio di informazioni senza soluzione di continuità.
Obiettivi
L’implementazione del progetto si potrà articolare attraverso la realizzazione di seguenti obiettivi:
- OR1 Collezione e documentazione dei ritrovamenti archeologici del sito a differente scala di dettaglio mediante tecniche geomatiche;
- OR2 Analisi dei dati, loro interpretazione e classificazione per poter archiviare e distribuire contenuti digitali che potranno essere arricchiti attraverso informazioni raccolte via web tramite canali istituzionali e social, partecipativi;
- OR3 Costruzione di modelli 3D dei ritrovamenti archeologici per uso in AR/VR;
- OR4 Sviluppo di soluzioni digitali in Augmented Reality (AR) dei contenuti sopra descritti.
Sistema Digitale di Illustrazione (App)
Infatti la soluzione finale messa a disposizione del pubblico potrà essere la creazione di una App che consentirà di affiancare al sistema attuale di cartellonistica, nello spazio museale e all’esterno in loco, un sistema digitale di illustrazione dei ritrovamenti archeologici.
L’intento è quello di permettere all’utente di personalizzare i percorsi di visita grazie all’utilizzo di nuovi sistemi di segnalazione che integrano sia sistemi di comunicazione testuale classici sia sistemi digitali interattivi quali i Beacon, dispositivi bluetooth capaci di connettersi ai devices degli utenti.
Mappatura di rischio del sito e anomalie geofisiche
Ovviamente in questo censimento di dati saranno presi in considerazione tutti quei dati invisibili posti nel sommerso (strutture ancora non scavate come la fitta rete idraulica) e dati ad alto contenuto informativo come quelli inseriti nelle tecniche costruttive delle abitazioni e degli archi utili sia per arricchire le conoscenze di ingegneria statica del tempo sia per creare una mappatura di rischio per i visitatori e per le strutture.
L’attività di studio e ricerca geofisica mira ad acquisire informazioni circa la presenza di strutture archeologiche, reti idrauliche e assi viari ancora sepolti in aree campione ubicate negli spazi finora inesplorati all’interno e all’esterno del castrum. Lo studio prevedrà un approccio multi-scala e multi-metodologico.
In una prima fase di lavoro verranno utilizzate indagini elettromagnetiche induttive multi-frequenza per una conoscenza a grande scala dell’intero territorio oggetto di indagini. La modalità di acquisizione in continuo con GPS eliminerà la necessità di realizzare griglie regolari sulle superfici velocizzando notevolmente il lavoro in campo. Tale procedura potrà essere utile, nelle fasi di ricognizione archeologica, per dare un inquadramento generale della distribuzione delle anomalie geofisiche nel terreno.
Roberto Gabrielli